L’arte dello stampaggio a iniezione di PET
Creare soluzioni di packaging attraverso lo stampaggio a iniezione di PET è un’arte industriale di precisione
La stragrande maggioranza delle soluzioni di packaging cosmetico sono fatte di qualche tipo di plastica. Il PET è un materiale diffuso, essendo riciclabile, flessibile e compatibile con molti tipi di formule. Lo stampaggio a iniezione permette di dargli la forma di vasi, flaconi rigidi e molti altri tipi di packaging. Qui spieghiamo il processo, e i relativi vantaggi e sfide.
Innanzitutto, cos’è il PET?
Il polietilene tereftalato (PET) è conosciuto anche come polimero termoplastico. È un materiale eccellente per il packaging, che quando lavorato attraverso un esperto stampaggio a iniezione permette un design con soluzioni molto creative.
Come funziona lo stampaggio a iniezione?
Lo stampaggio a iniezione permette di modellare il PET in soluzioni di packaging rigide. Il PET inizialmente si presenta sotto forma di piccole palline. Durante il processo di stampaggio a iniezione, le palline vengono riscaldate nella macchina e il materiale fuso viene iniettato nella cavità dello stampo che poi si raffredda e si solidifica per assumere la forma del prodotto desiderato.
Che differenza c’è con lo stampaggio per soffiaggio?
Lo stampaggio per soffiaggio viene utilizzato per i prodotti con parete sottile come le bottiglie per l’acqua, per esempio. Lo stampaggio a iniezione permette un maggiore spessore della parete per creare prodotti con un look-and-feel di lusso.
Quali sono le sfide dello stampaggio a iniezione di PET?
Nonostante lo stampaggio a iniezione di PET sembri semplice e lineare, nel processo sono coinvolti tutta una serie di parametri. Secchezza del materiale, temperatura di fusione, temperatura dello stampo, pressione, ventilazione e velocità di iniezione devono essere impostati secondo i giusti valori, con i tempi giusti per raggiungere risultati perfetti.
Il PET è molto sensibile all’acqua e deve essere asciugato meticolosamente prima della produzione. È sensibile anche alle alte temperature, perciò è fondamentale rispettare la pressione, i tempi e le temperature stabilite, per evitare difetti qualitativi come fragilità, opacità, bruciature, flash, variazioni dimensionali.
Originariamente, il PET veniva utilizzato principalmente nello stampaggio per soffiaggio per produrre soluzioni con pareti sottili. Comunque, i prodotti con pareti spesse richiedono lo stampaggio a iniezione e il processo è più complesso. Le proprietà del materiale devono essere in perfetta sintonia con la forma e il design dello stampo, così come la macchina per lo stampaggio a iniezione.
L’iniezione del rPET funziona come quella del PET vergine?
Più o meno, ma è importante allineare i processi alle proprietà del materiale. Comparato con il PET vergine, il PET riciclato (rPET o PET PCR) ha delle caratteristiche proprie: il tasso di flusso di fusione è diverso ed essendo riutilizzato il suo aspetto è inevitabilmente caratterizzato da impurità. È possibile usare una percentuale di rPET, ovunque dal 5% al 100%, in base alla forma e all’aspetto richiesti. In ogni caso, l’rPET deve sempre essere testato con la formula, specialmente se si tratta di un mix.
Di che colore può essere una soluzione di packaging in PET?
Con il PET vergine sono possibili tutte le colorazioni. Esistono limitazioni solo con alcuni colori speciali, in cui la separazione dell’additivo può essere visibile. Le scelte di colore dipendono dalla purezza del materiale utilizzato, perciò sono molto più limitate con l’rPET.
In che modo i brand possono scegliere tra PET riciclato e PET vergine per il loro packaging?
La scelta dipende dal livello di sostenibilità e qualità richiesto, così come dal tempo e dal volume. L’rPET ha un impatto ambientale più basso, ma più restrizioni in termini di tempi di consegna ed estetica. I brand possono scegliere di sfruttare le “imperfezioni” dell’rPET per comunicare un messaggio visivo sulla sostenibilità, sebbene queste possano essere mitigate attraverso i giusti parametri del processo e le tecniche di decorazione.
Anche il volume è da tenere in considerazione. Le quantità di prodotto finale idealmente dovrebbero corrispondere alle quantità del lotto di materiali disponibili, per evitare variazioni nei parametri del processo e nell’aspetto finale dei prodotti